Un paio di settimane fa, per motivi di lavoro, mi trovavo dalle parti della
WEST ROAD BIKE, concessionaria Aprilia e Guzzi che aveva offerto una giornata test ride al mio motoclub, e grazie alla quale ho provato la Guzzi Stelvio 1200 (vedere
QUI).
Controllo l'agenda appuntamenti, e vedo che una mezzora libera è possibile. Punto il navigatore ed immediatamente arrivo a destinazione.
Mi accoglie Paolo.
Come una qualsiasi sosta a casa di un amico, iniziamo a chiacchierare. E' felice di vedermi, mi offre un caffè, e come due appassionati di moto iniziamo ad andare in giro per la bella struttura. Vedo il magazzino, vedo l'officina, il bellissimo show room.
Ho detto un amico. E non sbaglio. Ho osservato Paolo trattare con diversi clienti, mentre passeggiavo per il negozio scattando fotografie. Raramente ho visto una tale offerta di servizi che va ben oltre quanto offerto dalla casa madre o quanto ci si possa aspettare da una concessionaria ufficiale. Ho visto clienti con particolari necessità di borse e bagagli venire rassicurati da Paolo, il quale prometteva di impegnarsi a trovare l'articolo aftermarket (tra l'altro non trattato da lui) pur di assecondare il cliente. Ho visto persone alle quali piaceva una moto, ma non trovava la colorazione ideale nell'offerta della casa. Paolo ha offerto un servizio di carrozzeria, e pure suggerito un idoneo abbinamento cromatico che potesse soddisfare il cliente, o meglio, l'amico. Un sarto con clienti prestigiosi, degli amici, un sarto che conosce ogni desiderio ed ogni misura, che sa individuare le necessità, e che offre un servizio impeccabile. Esattamente come il gestore del ristorante di fiducia, che dopo molti anni conosce i tuoi gusti e sa sempre cosa offrirti per renderti più piacevole l'esperienza. La differenza è che Paolo
vende moto, moto che non fabbrica lui.
"Vuoi provare la V7?"
Me lo aveva promesso subito dopo la prova della Stelvio, e mi aveva pure invitato presso la sua sede. Però...la mia è stata una visita improvvisa, non pianificata, e non era mia assoluta intenzione approfittare della cortesia. E, ovviamente, non avevo con me il casco, e nessun altro abbigliamento tecnico.
Questo però non è un problema. Da Paolo puoi entrare con la patente ed in mutande ed uscire, dopo un'ora, vestito completamente ed in sella ad una moto. Non manca nulla.
E proprio dal nulla si materializza un casco ed un giubbotto.
"Provali, dovrebbero andarti bene".
Andavano bene.
....in pochi minuti mi ritrovo in giro in sella alla Guzzi V7.
Posso osare dire che Paolo mi ci ha costretto. ...ed io non ho opposto resistenza...
Ci sono state epoche dove la moto era quasi solo del tipo "cafe racer". Si trattava di motociclette che erano dei mezzi di trasporto veri. Ci si muoveva. Si andava al lavoro. Ma la loro dualità permetteva di renderle delle autentiche fuori serie, dei mezzi esclusivi la cui proprietà è motivo di vanto. Oggetti di culto da esibire. In piazza, al bar, sulla strada verso la spiaggia.
Oggi i tempi sono diversi. Serve tecnologia. Colori fiammanti. Molte "R" per dare il senso della potenza. Del rumore. Patetici simboli sociali, spesso usati, inutilmente, per cercare di far presa sull'altro sesso.
Fate una domanda alle vostre mogli. Chiedetele cosa pensavano o pensano del galletto di turno, con la moto fiammante, che si esibisce in burn out o impennate.
Fatto?
Voi, maschi, penserete che è una cosa strafica, che dimostra la vostra virilità, la capacità (?) di dominare una belva.
Loro, le nostre pazienti signore, penseranno cose come
- Che imbecille
- S'ammazza
- Questo non potrà mai essere il padre dei miei figli, anche perchè morirà prima
Certe cose sono arcaiche. Noi maschi facciamo guerre. Loro, più intelligenti, pensano a preservare la specie.
Quindi, pensando alla V7, facciamo un breve e non completo riepilogo del mercato attuale, secondo il mio personalissimo parere (è il mio blog, scrivo ciò che mi pare):
- Sportive: solo pista. Per strada sono assolutamente inutili.
- Sport Tourer e tourer: se non viaggi non ti servono. Al bar fanno ridere. Parcheggiate fuori dall'ufficio soffrono. Sono fatte per viaggiare, lontano, e veloce.
- Enduroni (Stelvio, GS ecc): come le sport tourer. Però vanno più lontano, caricano di più e se trovano un percorso sterrato vanno ugualmente. Al bar fanno ridere. Parcheggiate fuori dall'ufficio soffrono. Sono fatte per viaggiare, lontano, ovunque.
- Scooter: NON SONO MOTO.
- Cruisers: sono fatte per viaggiare, per andare ai raduni, e hanno una vita sociale propria. Al bar ci stanno, ma occupano spazio e sono impegnative. Sono fatte per viaggiare con stile. Lontano. Sono la libertà.
- Qualsiasi moto da fuori strada: appunto, fuori dalla strada.
- Naked: sono delle sportive senza carene, con il manubrio largo. Mangiano il misto stretto. Divorano curve. Fanno pure divertire in pista. Al bar fanno ridere. Parcheggiate fuori dall'ufficio soffrono. Sono fatte per i passi.
- Motard: vedi Naked.
Cosa manca?
Cafe Racer. Quelle pure, non le super cafe racer custom con motori turbo e gomme slick. Quelle le lasciamo alle categorie sopra citate.
Cafe Racer: Ovvero moto della categoria naked che nascono tali, e che non derivano da una sportiva modificata. Moto che non si misurano con i cavalli, con la velocità o con gli ordigni tecnologici nascosti sotto la sella. Moto con fascino retrò, tecnologia retrò in chiave moderna. Moto pure, semplici e pulite nelle linee.
Sono le moto per la passeggiata della domenica, senza dover per forza fare il tempo, fare 30 passi, 1000 chilometri, o salire sul monte lungo un single track battuto dalle Mountain Bikes.
Sono moto per andare al bar. Per andare in ufficio. Per portare il figlio a scuola. Sono moto che hanno classe, che non impegnano, che sono tremendamente belle nella loro estrema semplicità. Sono moto compatibili con la cravatta, ma anche con il giubbino in pelle e le mani sporche di olio.
Sono moto che portano il motociclismo agli albori, alla purezza.
Sono moto che regalano una sensazione spesso dimenticata:
Quel sottile piacere della brezza sul viso.
Regalano sensazioni senza richiedere impegno. Non corrono forte, non spiattellano le gomme, non soffrono nel traffico, non soffrono in città, non soffrono in autostrada, affrontano la montagna, e permettono un uso completo.
Una volta possedevo una Benelli 500/Quattro del 1975. La V7 mi ha regalato quelle sensazioni dimenticate.
La Guzzi V7 è dannatamente semplice. Guidarla offre una sensazione di felicità, è una moto che definirei simpatica e divertente.
Il rumore meccanico dello storico bicilindrico è bellissimo, ed accompagna l'esperienza come un buon bassista sa accompagnare i migliori chitarristi blues.
Ha un cambio dolce, docile, soffice, ma preciso. Frena in maniera perfetta nonostante abbia un solo disco all'anteriore. In folle, quando sei li con un piede a terra aspettando il verde, ti ritrovi a giocare con l'acceleratore per sentire il movimento dei pistoni, che trasmettono quella sensazione di dondolio, offrendo la percezione della posizione all'interno del cilindro.
E nonostante questa semplicità meccanica è tutto così dolce, tanto che l'immagine sugli specchietti retrovisori è sempre perfetta, mai rovinata dalle vibrazioni.
Una strumentazione essenziale. Una guida semplice. Una moto per muoversi, liberi e spensierati. Un oggetto divertente.
Con una componente extra:
Una personalità infinita.
Non so se deriva dalla storicità del marchio, da soluzioni tecniche tradizionali e collaudate. Sarà quell'essere così vera, pura ed essenziale.
Sarà quel richiamo al passato. Quell'odore di benzina, e storia.
Io non lo so.
E non so nemmeno se qualcuno potrebbe scegliere una moto come questa facendo una scelta razionale. Forse viene comprata per passione, non per risultato di un ragionamento basato sulle effettive necessità di movimento su due ruote.
Ma c'è una cosa da dire:
Sono fermamente convinto, e guardandomi attorno trovo solo conferme, che la maggior parte delle motociclette appartenenti alle categorie elencate sopra vengono usate irrazionalmente. In forme lontane da quelle ideali (basti pensare al numero di sportive che si vedono in città).
Questo mi fa dedurre che la scelta più irrazionale di una moto potrebbe, alla fine, diventare la più giusta, sensata, gradevole
e godibile. Questa è la V7.
E Paolo, nell'offrirmela, non mi ha dato alcuna informazione (come fece per la Stelvio). Mi ha semplicemente dato le chiavi. Non esiste una forma commerciale per ubicare, nel mercato, la V7. Bisogna provarla. Bisogna capire.
Io ho capito.
Posseggo due Suzuki.
Ma, in attesa della mia prima Guzzi (un giorno succederà, lo sento...), ero ad un passo dal comprare qualcosa come questo:
Che strana sensazione.
Non ho comprato la maglietta. Ma Paolo è sempre li. Tornerò a fargli visita.